Molti di noi cercano di dare una risposta a questa domanda: in che modo i recenti eventi, e tra questi in primo piano la pandemia e l’invasione sovietica dell’ Ucraina, rimodelleranno il nostro mondo cambiandone inesorabilmente il sistema sociale ed economico e le imprese?
Certo anche prima di questi due eventi epocali erano ben evidenti alcuni forti segnali premonitori di grandi cambiamenti, quali la sensibilità verso l’ambiente, l’acuirsi delle tensioni sociali, la digitalizzazione e i processi di innovazione, il cambiamento del paradigma della ricchezza con nuovi valori come la disponibilità del tempo, la riservatezza e lo spazio, che almeno in parte si sostituiscono al denaro.
Non c’è alcun dubbio: negli ultimi 20 anni, a partire dall’era internet e la conseguente inarrestabile evoluzione tecnologica, abbiamo tutti compreso come stava cambiando il mondo attorno a noi, con un’intensità e velocità impensabili prima di allora.
Questi motori di cambiamento di portata mondiale si sono infatti concentrati nell’ultimo ventennio e hanno creato una frattura, una discontinuità e una complessità che segneranno in maniera indelebile i prossimi anni.
Ma come si collocano in questo scenario la crisi pandemica e la guerra contro l’Ucraina voluta dalla Russia?
Il parere di chi scrive è che entrambi questi fattori siano in realtà eventi di contorno, che stanno alimentando e non generando i profondi cambiamenti già in atto, causando per alcuni aspetti – attraverso un effetto catalizzatore – una maggior criticità. Tutto, oggi, è in gioco: le relazioni tra Paesi, l’indipendenza energetica, le misure già adottate e quelle che saranno decise in un prossimo futuro dai Governi di tutte le nazioni del mondo, le scelte strategiche delle imprese, che dovranno mantenere competitività e considerare i nuovi orientamenti in tema ambientale e di sostenibilità.
Nel documento recentemente pubblicato da UNI, relativo alla prassi professionale “Amministrazione, Finanza e Controllo – Attività e requisiti dei profili professionali Responsabili dell’area Amministrazione, Finanza e Controllo (AFC) e indirizzi operativi per la valutazione di conformità” (UNI/PDR 104:2021), la missione dei Responsabili AFC è così definita: «Trasformare dati in informazioni utili per il corretto governo dell’ impresa e assicurare agli organi aziendali e all’ Alta Direzione il necessario supporto per assumere decisioni consapevoli e sostenibili».
Dunque, è nostro compito acquisire tutte le competenze necessarie per studiare e analizzare questi cambiamenti e queste tendenze, e così verificare e prevedere – anche nel medio-lungo termine – quali impatti essi avranno sulle nostre aziende, sui modelli di business, sull’organizzazione e sui prodotti e servizi offerti.
Riuscire a dare un senso, comprendere e misurare queste enormi forze potrà aiutarci a immaginare diverse visioni del futuro e a indirizzare scelte strategiche migliori, in grado di affrontare i nuovi mercati e i nuovi rischi, e creare un futuro positivo per le nostre aziende e per noi stessi.
Proviamo quindi, insieme, ad analizzare i principali megatrend che sono responsabili dei grandi cambiamenti sociali, economici, politici, ambientali e tecnologici in atto.
Lo spostamento della crescita economica globale
Attualmente, uno dei megatrend più importanti a livello mondiale è lo spostamento del fulcro della crescita economica globale. Il dominio delle potenze del G7 (Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Giappone, Francia, Italia e Canada) sta diminuendo e la concentrazione dell’attività economica si sta spostando verso i Paesi dell’E7 (Cina, India, Brasile, Russia, Indonesia, Messico e Turchia).
Il tasso di natalità
Nel 2030, il Giappone dovrebbe avere la più alta età mediana della popolazione mondiale con 51,5 anni, seguito dall’Italia – un altro membro del blocco economico G7 – con 50,8 anni. La Germania, attualmente una delle più grandi economie europee, dovrebbe far registrare un’età media della popolazione di 48,6 anni nel 2030. L’altra faccia di questa tendenza demografica è la diminuzione del tasso di natalità nei Paesi sviluppati, in particolare in Europa. Al contrario, le regioni in via di sviluppo stanno vivendo un’ esplosione demografica, soprattutto i Paesi africani.
Le nuove tecnologie digitali
Le nuove tecnologie digitali stanno cambiando il mondo come lo conosciamo. Le aziende moderne hanno già iniziato a considerare questo megatrend in ogni area delle loro operazioni, guidate dai progressi nel cloud computing, big data, Intelligenza Artificiale (AI) e Internet of Things (IoT). Questi cambiamenti stanno influenzando le aziende FinTech tanto quanto l’e-commerce e il settore sanitario. In medicina, la digitalizzazione ha portato a diagnosi più veloci e accurate. Ma anche il miglioramento dei trattamenti medici e la terapia genica sono il risultato del progresso digitale. Nell’industria automobilistica, le tecnologie digitali hanno accelerato la diffusione dei veicoli elettrici (parola chiave: e-mobility) e lo sviluppo delle auto a guida autonoma. Tra pochi anni, il 50% del parco automezzi sarà elettrico. La robotica come la conosciamo oggi sarebbe impensabile senza le innovazioni nell’automazione e nell’IA.
Sempre di più, i robot sono in grado di assumere compiti che prima potevano essere svolti solo dall’uomo.
La distribuzione della ricchezza
Purtroppo, continua la crescita delle disuguaglianze globali. Fatta 100 la ricchezza globale, la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità – circa 3,8 miliardi di persone – non arriva nemmeno all’1%.
Nella fotografia contenuta nel report diffuso come ogni anno dalla ONG Oxfam alla vigilia del meeting annuale del World Economic Forum, la ricchezza globale resta fortemente concentrata al vertice della piramide distributiva: l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, detiene più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone.
Le disuguaglianze non sono un fatto naturale, ma il risultato storicamente determinato dall’ interazione tra attori politici, economici e sociali. Urge riportare all’attenzione delle istituzioni la sfida alla riduzione del divario ricchi-poveri affinché, con opportuni strumenti, venga garantito a tutti un accesso il meno differenziato possibile a risorse economiche, sociali e naturali. Senza l’adozione di misure concrete, in futuro questo trend non potrà che aumentare le tensioni sociali, con conseguenze che potrebbero essere davvero disastrose per l’intera umanità.
Dopo questa sintetica analisi dei principali megatrend, ritorniamo alla domanda introdotta all’inizio sulle conseguenze della pandemia da Coronavirus e la guerra voluta dalla Russia: cambieranno la nostra società?
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le dirette conseguenze
Le conseguenze di questa guerra, che solo in pochi avevano previsto, sono state finora molte e assai rilevanti: migliaia di vite umane perdute su entrambi i fronti e distruzione completa delle infrastrutture di un Paese, in un orizzonte che non vede soluzioni a breve termine. L’invasione e le violenze compiute hanno anzitutto spinto molti Governi occidentali ad assumere un atteggiamento assai critico nei confronti della Russia, con effetti evidenti: nazioni storicamente neutrali come Svezia e Finlandia hanno deciso di entrare nella NATO, altre hanno annunciato l’intenzione di aumentare le proprie spese militari dopo almeno trent’anni passati a ridurle.
I Governi occidentali si sono mostrati abbastanza uniti nell’adottare un rigido regime di sanzioni economiche contro la Patria di Putin, che ha colpito soprattutto il suo sistema finanziario con conseguenze generali nei settori dei commerci, dei trasporti e delle comunicazioni.
Sul tema dell’energia, le contro sanzioni decise dalla Russia hanno dimostrato la fragilità di alcuni Paesi UE, tra cui l’ Italia, a causa dell’ alta dipendenza nei confronti delle importazioni di gas e petrolio da questa nazione. Una situazione che determinerà una serie di azioni volte a ridurre tale dipendenza energetica, con conseguenze economiche non trascurabili.
A luglio l’inflazione nella zona euro ha raggiunto il massimo storico dell’8,9%. Si tratta di un valore quattro volte superiore a quello registrato nello stesso periodo lo scorso anno, quando era pari al 2,2%. In tutta Europa, gli effetti dell’ aumento dell’ inflazione si sono fatti subito sentire con l’impennata dei prezzi dei generi alimentari e della benzina. E i problemi delle catene di approvvigionamento esercitano un’enorme pressione sui beni e sui servizi di uso quotidiano.
Proprio l’aumento del costo dell’energia, e in particolare del gas, è tra le più rilevanti conseguenze della guerra. In questi mesi il Governo russo ha più volte usato le proprie forniture di gas come strumento per esercitare pressioni e cercare di ottenere concessioni, ma i Paesi europei si sono affrettati a ridurre i propri consumi e a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento per anticipare eventuali tagli o blocchi.
Sei mesi di guerra – come detto – hanno contribuito a far salire l’inflazione, portando a un aumento dei prezzi dei beni di consumo e quindi a una riduzione del potere di acquisto di moltissime famiglie.
Sei mesi di guerra che, a causa del blocco dei porti, hanno provocato una grave crisi alimentare in vari Paesi del mondo, soprattutto in Medio Oriente e Africa, che sono tra i principali importatori di cereali.
La pandemia da Covid 19 e le dirette conseguenze
Il Covid 19 ha dimostrato ciò che molti di noi non ritenevano possibile: una pandemia è in grado di bloccare il mondo, colpendo l’81% della forza lavoro globale ed evidenziando così l’enorme fragilità umana. L’impatto è stato devastante per molte imprese. Alcune hanno sofferto ma sono riuscite a superare questa profonda crisi, mentre altre non sono state in grado di reggere l’urto improvviso e devastante dei terribili accadimenti. Ma non è stato per tutte così. Paradossalmente, alcune aziende hanno invece beneficiato di questa situazione.
Secondo Bill Gates, che in epoca non sospetta aveva evidenziato i rischi pandemici, la situazione non è superata e dobbiamo considerare la possibilità di nuovi virus ancora più letali del Covid. Un importante monito il suo: «Dobbiamo prepararci alla prossima pandemia correggendo la disuguaglianza nella distribuzione degli strumenti sanitari, accelerando la fornitura globale di vaccini, realizzando più dosi e distribuendole più equamente».
Il Coronavirus e la guerra di Putin hanno anche velocizzato alcune delle nuove tendenze:
1. maggiore enfasi alle comunicazioni:
– sui temi della salute e dell’esigenza per le aziende di rafforzare i presidi in materia di sicurezza sanitaria;
– sui temi dell’ energia e dell’ indipendenza energetica;
2. necessità di una maggiore robustezza finanziaria, per superare periodi prolungati di assenza o riduzione dei ricavi;
3. maggiore importanza nella gestione dei rischi e bisogno di un forte sviluppo nei processi di pianificazione e controllo di gestione, anche grazie alla disponibilità di efficaci strumenti e modelli predittivi;
4. necessità di modificare l’organizzazione per poter lavorare da qualsiasi luogo; le imprese creeranno infrastrutture e ambienti idonei al lavoro al di fuori delle fabbriche e degli uffici, e anche dell’ambiente domestico;
5. adozione di nuovi modelli con cui le organizzazioni controlleranno il lavoro e cureranno la formazione del personale; una ricerca di Gartner prevede che entro il 2030 la domanda di lavoro a distanza aumenterà del 30%, e che il 64% dei professionisti sceglierà di lavorare da remoto (ovunque);
6. netta riduzione della domanda di spazi per uffici, poiché le pressioni sui costi e il distanziamento sociale verranno integrati nella nostra vita lavorativa;
7. aumento della domanda di coinvolgimento online, personale e professionale; gli strumenti di audio-video conferenza, già utilizzati regolarmente, assorbiranno sempre di più molte attività che richiedevano incontri di persona, con una sensibile compressione dei viaggi e degli spostamenti fisici; anche la domanda di edutech avrà un’ importante crescita: scuole, college e Università stanno già passando a format con classi virtuali;
8. la casa “epicentro dell’esperienza e della vita” (da un report di Accenture), non solo per dormire e mangiare ma per vivere a tutto tondo la nostra vita;
9. distanziamento sociale, porterà le persone a valutare maggiormente le relazioni e in particolare quelle non lavorative;
10. declino del lavoro “a tempo indeterminato”, che perderà sempre più appeal rispetto a forme di lavoro che offrono maggiore libertà agli individui; è prevedibile che questa tendenza nel medio termine darà un impulso all’imprenditoria giovanile, soprattutto se saranno assunte dai Governi le misure di sostegno necessarie;
11. responsabilità civiche sempre più rilevanti, perché l’evento pandemico ha imposto una dura lezione a una rilevante porzione della popolazione dei Paesi evoluti, che fino ad ora non voleva assumersi responsabilità su tematiche importanti probabilmente date troppo per scontate: il clima, l’ambiente, la sostenibilità, la salute e la vita; la questione energetica determinerà anche un effetto bilanciamento, per rendere possibile il ricorso a forme di energia, quali il nucleare, fortemente avversata da una parte rilevante della popolazione;
12. esperienza e benessere dei collaboratori innanzitutto; a causa del livello di stress a cui tutti siamo sottoposti, che favorisce in noi l’insorgere di ansie e incertezze, sta cambiando la percezione e il modo in cui i collaboratori immaginano il loro futuro lavorativo; in particolare, assumeranno sempre più importanza i quattro aspetti del benessere di cui le aziende dovranno farsi carico per mantenere i talenti: fisico, emotivo, finanziario e sociale.
13. ricerca (e mantenimento) dei “talenti”, sarà ancor più di prima, per le aziende, un fattore competitivo e di successo;
14. autenticità per una buona reputazione: consumatori e collaboratori valuteranno positivamente le organizzazioni guidate da uno scopo superiore e autentiche nella loro comunicazione, anche se ciò dovesse comportare una riduzione dei profitti;
15. maggiore empatia nella leadership: è inevitabile un cambiamento nel modo in cui la leadership sarà compresa e praticata;
16. riduzione dei margini operativi: per effetto dell’inflazione in atto, la subiranno molte aziende.
Molti futuri sono quindi possibili, ma una cosa è certa: fare impresa vorrà dire confrontare le diverse strategie con tutti i fattori e le tendenze prima esposti, e i responsabili amministrativi potranno e dovranno dare – attraverso le competenze necessarie – un supporto prezioso nella misurazione e valutazione degli effetti che le scelte attuabili potrebbero determinare nel futuro delle nostre organizzazioni.
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Articolo pubblicato sulla rivista ANDAF Magazine di ottobre 2022.
Di Paolo Bertoli Direttore Responsabile di ANDAF Magazine, Membro del Comitato Tecnico ANDAF Corporate Governance & Compliance