«La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’ incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi perico- losa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla».
Non sono (purtroppo) parole mie, ma di Albert Einstein (da “Il mondo come io lo vedo”, 1931).
In questi ultimi 12 mesi non abbiamo sentito parlare altro che di “crisi”, di “pandemia”, di “lock down” e di tristi statistiche che hanno colpito i nostri sentimenti in modo profondo.
Ma è nostro dovere guardare avanti con il giusto ottimismo. Il “cigno nero” della pandemia, apparso nel 2020 e che ancora oggi occupa i nostri notiziari, sta per riprendere il volo. Forse si ripresenterà, ma certamente saremo più pronti rispetto al recente passato.
Ante Covid-19 guardavamo con attenzione, e forse anche con un po’ di preoccupazione le nuove tecnologie, un mondo sempre più interconnesso nel quale le barriere logistiche stavano perdendo significato. Nuove sfide, nuovi mercati, nuovi competitor, e non tutte le imprese e i loro imprenditori si sentivano in grado di mantenere la loro competitività.
A questa visione oggi si aggiungono le ferite di uno sconvolgimento del nostro mondo che non trova eguali, se non con l’ultima Guerra Mondiale. Abbiamo perso amici, alcune imprese non sono sopravvissute e alcune sono in grave difficoltà. Molte persone hanno perso o perderanno a breve il lavoro. Ma abbiamo comunque, anche per le nuove generazioni, il dovere di andare avanti con coraggio e tenacia.
Tuttavia, dobbiamo considerare che quanto è successo offre anche opportunità, per chi sarà in grado di coglierle.
Prima tra queste la nostra sensibilità sui problemi dell’ambiente.
In tale ambito molte nuove opportunità di lavoro verranno create. Forse la pandemia ci lascerà in eredità un mondo migliore, più equo e più “robusto” in cui il successo di una impresa si misurerà anche su come essa è stata in grado di migliorare l’ambiente in cui viviamo.
Un secondo elemento positivo che ci viene lasciato da questa crisi è dato dalla maggiore attenzione dei Governi. La decisione degli USA e dei Paesi più industrializzati di mettere tra le priorità l’aiuto (quello concreto, fornendo la canna da pesca e non il pesce) ai Paesi più poveri è certamente una grandissima occasione per costruire un mondo migliore.
Molte nuove opportunità nasceranno dal c.d. lavoro a distanza. I servizi digitali saranno potenziati e con essi gli specialisti. Le imprese potranno godere di nuovi risparmi, ad esempio facendo meno riunioni in presenza. E se qualcuno pensa che il lavoro da casa porterà inefficienza reputo sia in errore. Credo che tutti abbiamo potuto verificare come nel periodo di lock down abbiamo lavorato più ore e siamo stati più produttivi. Altri risparmi potranno essere determinati con un minore utilizzo degli spazi fisici, la cui entità non sarà trascurabile.
Penso, invece, che aumenteranno i viaggi per le vacanze, e ciò potrà dare un supporto alle imprese di trasporto, duramente colpite. Nasceranno molti nuovi progetti infrastrutturali e con essi molte possibilità lavorative. L’ammontare degli investimenti che a breve saranno resi disponibili non ha uguali a memoria d’uomo. Centinaia di migliaia di nuovi progetti vedranno la luce.
Le imprese investiranno su automazione e nuove tecnologie. Aumenteranno gli specialisti con abilità sempre più specifiche, concentrandosi sulle competenze necessarie piuttosto che sui titoli accademici.
In questo contesto qual è il nostro ruolo? Quali le nostre responsabilità personali e professionali?
Non aver paura di cambiare!
Molti di noi dovranno cambiare le loro attuali occupazioni. Le precedenti barriere fisiche di accesso al lavoro verranno, progressivamente, meno. E così un bravo tecnico che vive nella provincia di Macomer potrà diventare un valido professionsi- ta della Silicon Valley.
È quindi il momento di rimettersi in discussione, di compiere nuovi studi, di affrontare un mondo nuovo, che sarà un po’ diverso rispetto al passato ma non per questo meno interessante e meno bello!
© Riproduzione riservata
Articolo pubblicato sulla rivista ANDAF Magazine di luglio 2021