Di Paolo Bertoli
(dal web e dal Sole 24 Ore del 6 marzo 2013)
Nel mese di febbraio 2012 il Dow Jones ha toccato il massimo di tutti i tempi a quota 14.165 punti. Il Dax di Francoforte, la migliore di tutte le Borse europee, è tornato sui livelli del 2008 mettendosi definitivamente alle spalle il crack di Lehman Brothers. Dal 24 luglio, che non a caso è il giorno dell’annuncio dello scudo anti-spread da parte del governatore della BCE Mario Draghi, anche le Borse europee più in difficoltà (quelle dei Paesi della periferia europea, i più colpiti al momento dal cambio rigido con i Paesi del Nord Europa) hanno invertito la china. Tanto che da allora Atene è stato il listino migliore su scala globale con un balzo del 64,5%, seguito da Madrid (+41,7%) e Tokyo (+40,5%). Milano è al quinto posto della classifica delle Borse mondiali con un +28%. La più grande accelerazione si è avuta a partire dallo scorso novembre, quando è cambiato il sentiment degli investitori. Si è passati da una lunga fase risk off al risk on. È partita la “grande rotazione” da asset meno rischiosi a strumenti finanziari dal più alto rapporto rischio/rendimento. Lo dimostrano, oltre ai rialzi degli indici azionari, il recupero dell’euro nei confronti del dollaro e la discesa dello spread BTP-Bund, dovuta perlopiù al riacquisto di titoli di Stato italiani da parte di investitori stranieri e alla contestuale vendita di Bund a tassi reali negativi.
La “grande rotazione” è in atto. Certamente agevolata dall’enorme liquidità immessa sui mercati dalle banche centrali che hanno la facoltà di azionare la leva del quantitative easing, come la FED che sta stampando da settembre 1985 miliardi di dollari al mese acquistando titoli di Stato USA e titoli obbligazionari legati al mercato dei mutui, o la Banca del Giappone che nel 2013 ha potenziato il proprio programma di iniezione di moneta per “tenere basso” lo yen. Su questo gli esperti concordano, e sono d’accordo anche nell’affermare che stiamo entrando in una fase di ipercomprato all’interno della quale aleggia lo spettro di uno storno, di una correzione. Ci sarà? E di quale entità?
«Gli indici continuano ad aggiornare nuovi massimi – spiegano Michael Hewson e Tim Waterer, senior market analyst e senior trader di Cmc Markets – e gli investitori non sembrano esserne troppo preoccupati. Non dimentichiamoci, tuttavia, che quando la correzione arriverà dovremo essere pronti a indossare l’elmetto. Infatti, nonostante il momentum sia ancora risk on, nessuno se la sente di stappare la bottiglia di champagne. Chiunque cerchi ora di entrare sul top di mercato è destinato a ricevere sonori schiaffi perché, qualsiasi idea possiate avere sull’adeguatezza dei prezzi di mercato in questo momento, non può mascherare la crescente frammentazione dell’economia europea e i suoi deboli dati economici».
Non è di questo parere Luca Gabriele Trabattoni, responsabile per l’Italia di Union Bancaire Privée: «I livelli raggiunti dagli indici azionari in questi ultimi giorni non rappresentano un problema. Infatti, molte aziende che fanno parte di questi indici esprimono valutazioni interessanti, che presuppongono spazi di crescita ulteriore. In generale le società hanno saputo ristrutturarsi e adattare la produzione ai nuovi livelli di crescita economica. Proprio perché i valori delle quotazioni sono interessanti riteniamo che possa continuare, se non addirittura incrementare, il flusso di denaro che si sta spostando dal cash e dalle obbligazioni verso il mercato azionario, e che quindi farà da sostegno alle Borse. Avremo periodi di rotazione settoriale e di Paese, ma non vediamo grosse correzioni sui principali indici. A oggi non abbiamo altre classi di attivi che siano più interessanti e attrattive rispetto alle azioni da inserire nei portafogli. In generale, le uniche incertezze per i mercati finanziari possono venire dal mondo della politica e avere quindi una conseguenza sui mercati azionari. Abbiamo visto di recente che anche in questo caso l’impatto è stato limitato ad alcuni Paesi, seguito da una ripresa molto veloce dei mercati azionari».
Posizione intermedia di Federico Mobili, responsabile azionario di BNP Paribas Investment Partners: «Gli indici effettivamente si trovano sui massimi. In particolare il Dow Jones ha superato i massimi assoluti del 2007, mentre lo S&P 500 ne è ad un passo attestandosi a 1540. Dal punto di vista dell’analisi tecnica gli indici si trovano in ipercomprato nel breve periodo, e ci potrebbe essere un leggero calo nelle prossime settimane dettato appunto dall’elevato livello di ipercomprato tecnico. Tuttavia, questa correzione dovrebbe essere di lieve entità, in quanto importanti elementi negativi non sono presenti nel lungo periodo. Se ci sarà una correzione, gli indici più colpiti saranno quello tecnologico e bancario, e in generale quello dei consumi discrezionali».
Articolo pubblicato sulla rivista ANDAF di Aprile 2013