Di Paolo Bertoli
(dal web, dal Sole 24 Ore, Corriere della Sera e Repubblica)
Nel primo trimestre 2012 il tasso di disoccupazione in Italia è salito, secondo i dati Istat, al 10,9% (pari a 2,3 punti percentuali in più su base annua). Il più alto registrato nel nostro Paese dal primo trimestre del 1999, e la situazione ad aprile si è mantenuta sugli stessi livelli. Questo fenomeno interessa anche l’Eurozona, dove il tasso di disoccupazione è arrivato all’11% nello stesso mese di aprile, mentre a marzo scorso era del 10,9% e nell’aprile 2011 del 9,9%. Lo rileva l’Eurostat, che ha registrato la perdita di 110.000 posti di lavoro in un mese e di 1.797 milioni in un anno.
La situazione è ancora più preoccupante se consideriamo i dati Istat relativi all’occupazione giovanile in Italia del primo trimestre del 2012. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale al 35,9%, il più alto dal primo trimestre del 1993 (inizio della serie storica), toccando un picco del 51,8% per le giovani donne nel Mezzogiorno. La situazione infatti è molto variabile sul territorio nazionale, come dimostra il centro studi Datagiovani che ha monitorato dal 2009 al 2011, regione per regione, la condizione lavorativa dei giovani italiani sotto i 35 anni. Il primato della regione più virtuosa va al Trentino Alto Adige, che si colloca oltre 40 punti sopra la media nazionale non solo per minor tasso di disoccupazione (al 6,8%) ma anche per la bassa componente di “precariato” (23,1%). Lo seguono il Veneto che si posiziona a metà classifica, e le Marche che guadagnano il terzo posto con una buona capacità di stabilizzazione contrattuale: il 2,5% dei giovani a tempo indeterminato nel 2011 era “instabile” nel 2010 (a tempo determinato o in collaborazione). Il Lazio registra invece il peggioramento più significativo tra le grandi regioni, soprattutto a causa dell’aumento della “flessibilità” lavorativa e una conseguente minore propensione alla stabilizzazione dei lavoratori. Le regioni del Mezzogiorno, infine, si posizionano all’estremità opposta della classifica con elevati tassi di disoccupazione e retribuzioni più basse.
La disoccupazione e la precarietà sono quindi in costante crescita in Italia, e di conseguenza in questi anni si è registrato un aumento della fuga dei giovani professionisti all’estero. In una recente ricerca, il centro studi del Forum Nazionale dei Giovani ha infatti evidenziato che sono soprattutto i professionisti altamente qualificati a cercare lavoro fuori dal nostro Paese, mentre al contrario si trasferiscono da noi lavoratori con minor livello di studio provenienti da nazioni più povere. Su un totale di 10.584 professionisti italiani trasferitisi in altri Paesi europei tra il 1997 e il 2010, 4.130 vivono nel Regno Unito, 1.515 in Svizzera e 1.140 in Germania. Tutti altamente qualificati, trattandosi di medici (2.640), insegnanti delle scuole superiori (1.327), avvocati (596) e architetti (214). Nella classifica relativa generale l’Italia si colloca al 105mo posto. In vetta c’è la Svizzera, al secondo posto Singapore, al terzo gli Stati Uniti, al quarto la Gran Bretagna, mentre la Germania figura solo 31ma. Secondo il Forum dei Giovani bisognerebbe rendere più facile il trasferimento dei professionisti e armonizzare il più possibile l’iter formativo per l’abilitazione all’esercizio della professione, ma anche puntare sulla meritocrazia e sulle garanzie di base per le fasi iniziali del rapporto di lavoro.
Articolo pubblicato sulla rivista ANDAF di Luglio 2012